In piemontese

In piemontese, per mandare al diavolo qualcuno, uno dei modi di dire è: "Ma va' a spalé 'd merda".

Io non avrei mai immaginato, a vent'anni, che mi sarebbe piaciuto coltivare la terra. Se mi avessero anche solo prospettato l'idea che avrei passato un'intera giornata a spandere letame sorridendo come una deficiente per la soddisfazione, avrei riso tantissimo. E li avrei mandati a "spalé 'd merda".
Invece oggi è andata proprio così.

E, a parte il fatto che ora faccio fatica a tenere le braccia attaccate al resto del corpo (per scrivere sulla tastiera muovo solo le mani lasciando gli avambracci ormai defunti appoggiati sulla scrivania), sono felice e soddisfatta. Anche se continuo a chiedermi perché sono arrivata a cinquant'anni a scoprirmi contadina. Tutto quello che a vent'anni è esercizio fisico e muscoli che si fanno, a cinquanta è "domattina sono un rottame".
Vorrei raccontare stasera, come "simpatico" aneddoto, di come siamo riusciti, mezza mela ed io, a farci lasciare in comodato d'uso due terreni a gerbido accanto all'orto che abbiamo strappato a una vigna incolta ormai due anni fa. Ma l'argomento necessita di un giusto spazio perché descrive con dovizia di particolari di come la gente non sappia mai nulla finché non conviene loro che sappia. Per evitare che il mio racconto sia rancoroso e non simpatico e ironico com'io generalmente sono, soprassiedo e posticipo a quando le mie braccia avranno ripreso la loro intera funzionalità.

La concimazione della terra è una parte fondamentale del ciclo vitale di coltivazione. Non lo dico io, che sono praticamente neofita, ma lo dice tutta la letteratura orticola (nonché secoli di saggezza popolare). Insomma è cosa che s'ha da fare. Nella nostra piccola comunità abbiamo la fortuna di poter accedere, se non si ha necessità di quantità abnormi, a concime a chilometro zero.

Esso, tuttavia, non ha ancora imparato, nonostante secoli di allenamento, a spargersi da solo nel campo autodosandosi. Scordatevi i trattori. Si parla di orto, mica di coltivazione. Forcone ("Cazzo ti serve la pala??? Mica puoi prendere il letame con la pala!" è stato il primo insegnamento che mi ha impartito mezza mela guardandomi anche un po' come se fossi inabile al lavoro), carriola e rastrello. E tanto, tantissimo, olio di gomito. Che c'è ancora qualche "bocia" (apprendista, dal piemontese nda) che lo sta cercando, secondo me.

Mezza mela piantava i pali per la recinzione, facendo i buchi con la trivella a mano. Un altro dei lavori che necessitano di una certa prestanza fisica mentre il nostro cane controllava, fiero, che nessuno potesse mai venire a disturbare il lavoro. Metti mai che si azzuffassero per darci una mano.

Forcone, fatica, carriola e rastrello: io. Trivella, fatica, pali di cemento e bolla: lui (mezza mela non il cane). La sera ci siamo guardati e abbiamo detto: "Oggi un po' di lavoro l'abbiamo fatto". Dev'essere la prima volta che concordiamo. Di solito io dico "Hai visto quanto lavoro abbiamo fatto?" e lui dice "Ma lo sai quanto lavoro dobbiamo ancora fare?".

Il miracolo del bicchiere mezzo pieno si è compiuto.

Aaron controlla che nessuno venga a darmi una mano

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